La storia dei rally ha molti protagonisti ma alcuni di loro hanno scritto storie rimaste più in profondità rispetto ad altre, gli anni 70 e gli anni 80 sono certamente il terreno dove queste sono state raccontate diventando quasi mitologiche.

Lancia, Peugeot ed Audi sono probabilmente i primi tre nomi che qualsiasi appassionato onesto citerebbe se interrogato a freddo ed ognuno di questi tre marchi avrebbe i suoi buoni motivi per rivendicare il primato assoluto nei sogni e desideri.

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Audi ha scolpito il proprio nome nella Hall of Fame del rallismo grazie all’intuizione che le quattro ruote motrici potessero diventare la discriminante per il futuro e sappiamo che ebbe ragione, dal 1982 al 1984 le classifiche Piloti o Costruttori, anche entrambe, vennero conquistate dalla casa di Ingolstadt.

Il layout della meravigliosa e velocissima Audi Sport Quattro, erede della Quattro “normale” aveva però mostrato i suoi limiti quando messa a confronto con i mostri a motore centrale dell’ultimo Gruppo B, il cinque cilindri montato a sbalzo oltre l’asse anteriore rendeva la “graziosa” Sport assai ostica nelle curve meno veloci dove soffriva di un sottosterzo molto impegnativo che alla fine influiva negativamente sul passo di gara. Era evidente che per essere competitivi con Peugeot 205 T16 e Lancia Delta S4 il motore andava spostato indietro, e di molto.

Questa la convinzione di Roland Gumpert, capo di Audi Sport, purtroppo non anche di Ferdinand Piech, amministratore delegato di Audi, convinto che un motore centrale sarebbe stata troppo lontana dal prodotto di serie, che per inciso vendeva bene sul mercato, e che dunque non avrebbe avuto alcun senso economico.

Gumpert proseguì comunque il proprio lavoro, nonostante il parere negativo fosse stato espresso anche da VW, con un team carbonaro e realizzò tre prototipi diversi tra loro che vennero completati e testati nel 1984, con Walter Rohrl al volante. Il nome in codice era Sport Quattro S2.

Sfortunatamente e previdibilmente, dato che i test avvennero su strade pubbliche, le fotografie di queste Audi Sport Quattro un po’ troppo diverse dal solito arrivarono ad una rivista specializzata e da lì ai vertici VW che ordinarono lo stop al progetto e la distruzione dei prototipi.

Uno di questi, il più avanzato e sul quale vennero provati motori a cinque e sei cilindri, costruito parallelamente alle Sport S2, venne però risparmiato e nascosto. Quando la FISA annunciò che per la stagione 1987 il Gruppo B sarebbe stato sostituito dal Gruppo S, dunque non più 200 vetture “stradali”, le virgolette sono di rigore, prodotte ma solo 10 esemplari da corsa necessari per ottenere l’omologazione, Audi rispolverò la RS002.

Il prototipo superstite alla carneficina di Piech era proprio quello più estremo, motorizzato sempre con il glorioso 5 cilindri sovralimentato dal quale era possibile ottenere oltre 800 cv di potenza massima, le cifre che dovevano essere normale amministrazione per il nascente Gruppo S.

Come tristemente noto però il destino decise diversamente ed il drammatico incidente di Henry Toivonen e del suo navigatore Sergio Cresto, morti nel rogo della loro Lancia Delta S4 al Tour de Corse 1986 che seguiva quello altrettanto nefasto di Attilio Bettega nel 1985 con Lancia 037, sempre in Corsica, decretarono la fine delle superpotenze nei rallies.

La spettacolare Audi Quattro RS002 morì sul nascere come le sue ipotetiche concorrenti Lancia ECV, Peugeot Quasar e diverse altre meno note.

La bianca Audi da allora vive una vita assai più tranquilla di quella prevista, esposta nelle sale del Museo Audi di Ingolstadt, a ricordo di un periodo di follia motoristica che non si ripeterà più, per il dispiacere di chi ha vissuto il Gruppo B e ne ricorda il coinvolgimento di pubblico, mai ripetuto negli anni a seguire.

Il rauco cinque cilindri della “002” ha fatto sentire il suo ululato in tempi relativamente recenti, portata da Audi Tradition al Festival of Speed 2017 ha incantato chi la conosceva e stupito chi non l’aveva mai vista prima, il filmato della macchina che scala la collina di Goodwood merita la visione, attenti alla lacrima!

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